GLORIOSO. GLI ELEMENTI E LA DISCIPLINA DELLA VIOLENZA
a cura di Gregory J. Markopoulos

Dal momento della nascita (Rosà di Vicenza) e bruscamente (forse non tanto bruscamente nel senso di creazione) egli comincia a dipingere. Comincia a livello di autodidatta. Come questo succede, nessuno lo sa, e nessuno lo saprà mai. Si può soltanto indovinare che può essere stato a causa della purezza dell'aria di montagna [...]
Tuttavia, il collage del tempo, negli ultimi anni Sessanta, crea incontri con Carlo Munari, con Lucio Fontana. Lo sforzo privato si è già svolto, per uno o due anni, dopo essere entrato all'Accademia, e come dice lui stesso, Renato Meneghetti si barrica in una soffitta e dipinge in un periodo che gli piace chiamare “pittura di getto”. Quali principi generali conosce in quel tempo o acquista dopo, attraverso i suoi incontri crescenti con pittori ed altri, non lo so. Forse rimane ignorante di certi principi che lo portano a creare per se stesso certi desideri, che mette in pratica coraggiosamente. Qualunque cosa faccia, fa le proprie leggi. Di questo non c'è assolutamente nessun dubbio.
L'istante del suo desiderio di creare può provenire dal suo desiderio di distruggere un'opera e di ricominciare sullo stesso spazio o la stessa superficie per affermare di nuovo ciò che è stato perso. La vera tentazione è di sapere, di accorgersi che niente è mai perso.
[...] Sebbene tutto sia nel senso umano perso nella distruzione di qualunque cosa che c'è prima del momento della distruzione, tuttavia il vero momento della distruzione è l'istante che non permette più altra distruzione; torna a creare. Uno pensa all'attorcigliarsi dei colli di due cigni. Quest'azione spettacolare, l'atto di distruzione, diventa una politica personale nel senso più stretto dell'artista.
Azioni variabili, venti variabili portano avanti i possibili, imperfetti Meravigliosi. Il sole, le stelle, i pianeti ritengono le forze del divino, e sono i più divini. L'uomo rimane della generazione finita. Tutte le grazie sono in relazione con il cielo, e per questa ragione c'è nel migliore la ricerca del Bene e del Male. Questa viene assimilata in ogni opera, eternamente.
Come fa il pittore autodidatta che desidera liberarsi dei falsi miti a ricominciare con un'arte che diventa il suo Desiderio particolare? C'è la possibilità della pittura (Ipersoggettivismo: pittura su fotografia), della fotografia (Multiproiezione su schermo umano tridimensionale), della scultura (Carrozzerie umane: plastiche termoformate), della musica (Computer e strumento), e finalmente, l'inevitabile cinema (Costruire in moviola).
Uno può meravigliarsi, ed anche costernarsi accorgendosi che questi contengono gli elementi di disciplina della violenza. Per me, dell'uso della pellicola cinematografica e dei suoi componenti come mezzi, nel senso del nuovo, per le altre arti della pittura, della fotografia, della scultura, della musica, del teatro, non resta nient'altro che le parti smembrate di una creazione improbabile, senza unità, e diventano come la tragedia di Euripide, Baccanti.
Lo smembramento di Dionigi. 0 molto prima, la finzione di Osiri attraverso tutto lo spazio che è il pianeta Terra.
L'opposizione è quella di Cézanne (il quale era di natura violenta), e quella di un Eugène Berman. Le capacità superbe dei sassi di un'opera di Cézanne, con le allusioni del quadro delle Tentazioni di sant’Antonio di Berman, permettono ai lettori di questo testo di capire ciò che sto cercando di trasmettere.
La pienezza esultante, la vera estasi di un'opera di Cézanne, non può mai essere raggiunta dalla derivata persistenza cinematografica di un Berman. Dobbiamo capire che la bontà perfetta è incoronata come un elemento di violenza. Il pittore come medico, riconosce l'anatomia e il paesaggio della situazione.
Il paesaggio è vicino a Bassano del Grappa. C'è una vista spettacolare dalla Villa Drigo, lontano dalle montagne. I luoghi viali di alberi completano il grande castello e le sue stanze spaziose, molte delle quali vengono utilizzate per il lavoro di Renato Meneghetti. La stanza con l'ordinamento cronologico del suo lavoro artistico. La torre sopra, con il suo lavoro classificato, circa cinquecento quadri. I vari quadri sono la vera anima dell'artista, la struttura dell'intero del suo grande Desiderio di lavoro. In una parte inferiore della torre c'è la macchina sulla quale l'anatomia dell'opera è stata dissezionata e anche cento volte distrutta. Qui, il momento creativo si è rivelato, e si svolse l'inizio della redazione di Divergenze parallele; si svolse magicamente quanto il primo momento, a dieci anni, quando apparse il Desiderio di dipingere. Fortunatamente per Meneghetti, egli desidera il suo Desiderio in un modo che è il più serio di se stesso, di nuovo, facendo ciò che desidera fare con sensi ed impressioni visive. Un pittore non fa la stessa cosa quando dipinge, il momento in cui il pennello o il colore tocca la tela, o, in altri casi, colpisce la tela? La morale di posare o colpire sulla tela può essere una questione diversa, forse un elemento, forse una disciplina di violenza. L'artista facendo la sua dichiarazione raggiunge un istante di Beatitudine. Come un bambino, l'artista conosceva istintivamente gli elementi di violenza, e cominciò a creare. L'inizio era la disciplina inerente alla violenza. Il bambino incapace di agire verso il bene o il male, è rimasto con il dono del destino. L'artista capace di agire si è mutilato, ripetutamente, nel suo tentativo riuscito con ciò che è diventato la Violenza. Questo contrario diventa un Glorioso.

Gregory J. Markopoulos
1982 (in Divergenze parallele, Padova, Viva Edizioni, 1983)