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PER UN ESEGESI VISIVA DEL MESSAGGIO BIBLICO
a cura di DIEGO GULIZIA
[...] Scegliere un passo, un verso, un periodo, un paragrafo, un capitolo, una parte, che abbia senso compiuto e coglierne, sia letteralmente che spiritualmente, il contenuto, il messaggio, il significato. Così come hanno fatto gli artisti figurativi da Giotto fino a Kandiskij, interpretarlo nel codice visivo, tradurlo dal linguaggio verbale al linguaggio visivo, farne l’esegesi visiva (l'esegesi (in greco ἐξήγησις)). Con il linguaggio figurativo classico e/o tradizionale questa operazione era più semplice in quanto questo partiva dalla narrazione visiva dell’episodio, dell’evento, del fatto biblico. L’evento narrato veniva interpretato dall’artista per cui poteva avere più o meno valore artistico, ma la lettura iconologica e iconografica dell’opera riportava comunque all’episodio biblico (cito il caso famosissimo del concorso del 1401 per la porta del battistero di Firenze) . Adesso non è più così, i linguaggi dell’arte contemporanea mal si sposano con la narrazione. Possiamo arrivare alla citazione, all’evocazione, alle chiose, ai commenti, ai richiami, ai rimandi, ai riferimenti all’interno di una operazione visiva tutta nostra, ma difficilmente l’arte contemporanea ritengo possa ritornare alla narrazione, in quanto questa tendeva a porre la rappresentazione visiva dell’evento in subordine al testo verbale (biblia pauperum di medioevale memoria). L’assunto che si vuole dimostrare è che i linguaggi visivi contemporanei possono competere con quelli del passato per veicolare, trasmettere, divulgare, comunicare il messaggio biblico e che, se vogliamo dialogare con il contemporaneo, lo dobbiamo fare con i linguaggi contemporanei. Così come la Chiesa da Paolo VI in poi ha abbandonato il latino per parlare a tutti i popoli nella lingua che i popoli conoscono, così la contemporaneità dovrà abbandonare il latino visivo per parlare al mondo con i linguaggi visivi contemporanei.
Diego Gulizia