CENTRO DI RICERCA SONOLOGICA COMPUTAZIONALE
Dipertimento di Ingegneria dell'Università di Padova
interactive system ICMS di Graziano Tisato
music
5 - music 360 - IBM 370/158
NOTE TECNICHE
Un’onda acustica è una entità formalmente descrivibile e quindi riproducibile con una grande quantità di modelli matematici, ognuno dei quali definisce uno spazio sonoro avente caratteristiche particolari. La scelta del sistema da usare dalle esigenze sonore e formali. I campi di azione delle suddette esigenze si compenetrano e pongono al compositore, ed al tecnico, il difficile problema della ricerca di un equilibrio fra l’estetica sonora e la struttura formale del lavoro. Questo tipo di problematica è tipico della computer music in cui gli interventi sulla micro-struttura, a livello di componenti del singolo suono, costituiscono parte integrante del processo.
Nel momento in cui la struttura formale del pezzo è già definita seppure a grandi linee, i metodi di sintesi scelti devono essere in grado di adattarsi alle varie situazioni sonore previste. Fra i sistemi in grado di generare una vasta classe di suoni sono stati qui utilizzati la sintesi additiva e la modulazione di frequenza. La sintesi additiva parte dalla constatazione che ogni suono può essere scomposto in una serie di componenti sinusoidali di varia ampiezza e frequenza; da cui la possibilità di generare qualsiasi evento sonoro mediante la somma delle sue componenti semplici.
Il problema è quello della quantità di dati: un suono è un evento fisicamente molto complesso che deve essere definito in modo molto accurato per mantenere intatte quelle caratteristiche che lo rendono interessante. La modulazione di frequenza é un sistema più potente per cui la definizione di un numero limitato di parametri permette di ottenere uno spettro molto complesso dovuto all’intermodulazione di componenti sinusoidali. A parte alcuni inserimenti vocali in uno dei brani, tutti i suoni sono stati prodotti mediante l’elaboratore IBM 370/158 presso il Centro di Sonologia Computazionale dell’Università di Padova con programmi in linguaggio Music 360 e Music 5, nonché con il sistema interattivo ICMS di G. Tisato.
CD Sony, Milano 1990 |
L.p. 33. Panarecord, Milano 1982 |
…l’artista vero ha in sé l’anima di Proteo e si fa mille volte differente per dare la forma più adeguata a quel soffio divino che sente dentro sé. Molto più tardi, nella Germania di Holderlin, quando i romantici hanno pensato che il primato nelle arti spettasse alla musica, è stato di moda paragonare l’uomo alla corda di un’arpa, che emette un suono diverso a seconda di come gli dei la pizzichino. Meneghetti sembra nato per dar ragione ai miti, con la sua danza estatica attraverso tutte le arti, dalla parola scritta alle tre dimensioni, e lo sguardo fisso sul disegno e sul colore, coi quali è persino riuscito a ‘ragionar’ di musica.
Sin dai primi quadri, Meneghetti ci spiega che il ritmo, per lui, è qualche cosa di necessario. L’opera d’arte deve guadagnare la armonia come qualche cosa di vitale. Forse anche per questo la musica è stata subito una passione per l’artista veneto, e si badi, una musica, per così dire, pittorica. Meneghetti infatti compone lunghe sinfonie sfruttando tutte le risorse del computer. A un tono di fondo corrispondono delle accensioni luminose, dei colpi di percussione che hanno qualche cosa di tremendamente antico, come se intorno a noi prendessero nuovamente forma i fantasmi di cento generazioni fa, quando gli uomini stretti intorno al falò univano il loro verso disordinato e stridulo al muggito della foresta. Meneghetti ha immaginato una sinfonia per accompagnare il ciclo fotografico di Insania presentato alla Biennale di Venezia nel 1982, dove il volto dell’uomo si sovrappone a quello del lupo, ed entrambi digrignano il muso, e coincidono questi denti feroci.Fuori di immaginazione, Meneghetti ci ha dato un’altra prova per definire la sua musica ‘dipinta’: lo spartito, la chiave per costruire il suono, non è dato più dalla altezza delle note sul pentagramma, ma da macchie di colore, la cui forma e intensità generano il brano, ordinando gli strumenti, se non con la stessa precisione con una immediatezza visiva molto superiore al consueto pentagramma. Gli Elementi fagocitanti – che possono baluginare anche come riflessi su un disco in rotazione– possono ora essere la ‘chiave del sol’ per Meneghetti musicista. …
tratto da “Le Altre Arti” di Marco Lampreda
Non conosco la musica composta da Renato Meneghetti, ma provo ad immaginarla a partire dall’effetto silenzioso, altamente vibrante, che pure emana dalle immagini in sequenza delle sue opere. […] È a questo punto che l’evento sonoro può coincidere con il più prezioso effetto dell’arte visiva, la sensazione di uno stacco dalla temporalità, per quella atonia che in se stessa è musica, ma ancora tutta compresa in una potenzialità legata alla immagine, aldilà del ritmo, del movimento, del suono. In un simile diorama effervescente dove il sentimento della irritazione è perfino accentuato da una versatile manualità estetizzante, si ritrova guardando a fondo il carattere di una intima, dissolvente, e forse disperata dolcezza giovanile. Meneghetti è dominato da un impulso sentimentale robusto che si impone perfino al cavilloso ordito di un progettare sperimentale, tutto affidato alla diversità delle tecniche visive. […]
tratto da “La Musa Sofferente” di Duccio Trombadori
La musica di Meneghetti (MR il fagocitato) è, come si vuol dire, stimolante ma riservata a pochi […] non mi occupo di arte contemporanea e, tanto meno, di espressioni di avanguardia, direi soltanto delle sciocchezze, ma sono affascinato dalla versatilità dei modi di esprimersi di questo artista […] finalmente ho qui “Meneghetti Radiografie”, che sto leggendo e guardando con vivo interesse. Sarei lieto di poter vedere le opere originali perché sono interessato a taluni aspetti tecnici di queste immagini […] sicuramente vedrò le opere in una di quelle mostre allestite a Parigi […] cerco di andare via dall’Italia, non ne posso più.
tratto da un epistola del 1982 con Federico Zeri
FOLGORAZIONE IMPROVVISA
“Voglio tradurre queste immagini in suoni ed il massimo della libidine sarà guardare le immagini ed ascoltare i suoni.
Ecco perché ho preso a comporre musica presso il CSC Centro di ricerca Sonologica dell’Università di Padova.”
INSANIA: UN LIBRO / UN DISCO
UNA SCELTA
Musica come rappresentazione grafica, come inventario del significato, come indicazione delle sue varianti combinate, come fuoco per la sua neutralizzazione.
Alla musica concreta (suoni registrati senza manipolazioni) si sovrappone la musica strumentale e la musica elettronica, che permette le più ampie e libere rielaborazioni, fino ad un risultato denso ed organizzato, fino a ciò che si definisce “comunicazione”. E la funzione degli strumenti classici, dell’elemento sonoro con dirette e completo intervento umano, è proprio quella di proclamare che l’uomo non potrà mai essere sequestrato completamente e sostituito. L’impianto concettuale che costituisce tutta la composizione, è musica pura, non composizione a programma. Filosofia, non romanzo.
IL SUONO
L’artista (pittore) ricorre al “media” musica e il musicista ne parla con sguardo attento agli altri linguaggi. Nelle sue composizioni il tappeto musicale è sempre affidato al computer: il rapporto tra l’uomo e il mezzo meccanico è estremizzato e concretizzato. Le partiture vengono fagocitate da amebe che altro non sono se non l’evoluzione e lo spazio, spesso dilacerante, di cui si appropria la macchina e l’uomo vivrà sempre una lotta per la propria sopravvivenza.
Le amebe invadono un pentagramma, oramai rigo che altro non è se non il limite della tradizione musicale: ogni riga e spazio corrispondono ad una nota del pianoforte dalla più grave all’acuto: il pianoforte come smaccato elemento di una tradizione non ancora superata, ma determinante.
Su di esso sono idealmente indicate le due chiavi di violino e di basso, ma il loro spazio è ovunque, delimitato dal rigo nel tentativo di sfuggire ad amebe fagocitanti o… di accoglierle nel loro spazio. In questo nuovo rigo volutamente composto su un modulo continuo del computer vengono posti tutti gli strumenti che occorreranno, secondo una scelta di registri . Ma da questo spazio debordano due entità: il computer (idealmente: la sperimentazione) e il musicista, dovendo rappresentare tutto (idealmente: la ricerca).
IL MEZZO ESPRESSIVO
Per fare questo, necessariamente la ricerca sonora deve spingersi fino alla creazione di materiali riconoscibili dal fruitore, attraverso anche l’uso satirico di sonorità descrittive o volgari. Questo processo, per quanto ibrido, mira a costruire una chiave di lettura superficiale che però stimoli l’immersione verso i contenuti più complessi e più denuncianti della comunicazione. In una società tecnologica sembra a MR che lo strumento più coerente per produrre materiale sonoro debba essere esso stesso tecnologico, anche quando indaga sugli aspetti più nascosti o fisici della natura umana.
IL RAPPORTO TRA MUSICA E PITTURA IN MENEGHETTI
La sua musica nasce dalla sua pittura, la traduce. Alla fine, musica e pittura, in lui, sono complementari, in quanto la sua musica offre tantissimo alla sua pittura. Così, facendo riferimento alle radiografie, la musica permette allo spettatore di entrare nel quadro. O, più sottilmente, permette all’altra parte dell’individuo di non restare fuori.
Non ha mai studiato musica: “L’ho scritta con il computer” confessa (per quanto un personaggio simile possa confessarsi).
Sinfonia 1981, pittura su tela, cm70x105 |
La Musica Contaminata 1995, XII Traiettorie Sonore - Como |
Ouverture 1981, pittura su tela, cm70x105 |
Segni del Silenzio
1977, pittura su tela, cm70x100 Salto Logico 2°
1977, pittura su tela, cm70x100 Elementi Fagocitanti 669
1977, pittura su tela, cm70x100 Elementi Fagocitanti 707
1979, pittura su tela, cm70x100“Anche quando ho suonato mi sono risolto in pittura pura, costruendo un sistema di annotazione sul pentagramma,eseguibile in orchestra e leggibile anche dal computer, basato sulla forma di alcuni segni grafici, quasi amebe fagocitanti, cui sono associati i diversi strumenti: da come si sviluppano in termini di lunghezza, altezza e ampiezza si determinano le tonalità e l'armonia del suono.
Non è dunque questo un modo di rendere volatile ed udibile la pittura?”
Spartito Insania 539
1983, tecnica mista su carta, cm78x98 Spartito Insania 541
1983, tecnica mista su carta, cm68x98 Spartito Insania 543
1983, tecnica mista su carta, cm68x98 Spartito Insania 544
1983, tecnica mista su carta, cm68x98
DISCOGRAFIA
Il primo disco (Panarecord LP 33307 stereo) contiene la colonna sonora originale del film omonimo, “Divergenze Parallele”, 103 minuti, presentato alla XL Mostra internazionale del cinema a Venezia. Il disco ha una durata di 47 minuti la metà dei quali pertinenti all’ultimo movimento, questa musica è scritta per organico di saxofono, pianoforte, percussioni per due, computer e sintetizzatore. Direttore ne è lo stesso autore, e alla realizzazione hanno collaborato, oltre agli strumentisti, un gran numero di operatori. Si tratta di musiche, con effetti anche vocali, di grande suggestione, che reggono bene l’ascolto pur senza le immagini cui vengono destinate, e che piacerebbe potere riascoltare in uno con la visione del film.
L’altro disco (Biennale musica compact MR 19347 digital) contiene un’altra composizione del Meneghetti, la durata è di 35 minuti di cui quasi la metà pertinenti all’ultimo tempo. Qui l’organico della composizione, definita dall’autore fagocitazione, è limitato al sax (Larry Tomko) e al computer (Mauro Graziani), sotto la direzione di Tiziano Torresan. All’ascolto i pezzi, singolarmente e nell’assieme, risultano perfettamente coerenti con i precedenti, sì che non si può negare al compositore una sua precipua personalità: cosa assai difficile e rara invero nelle musiche d’avanguardia ed elettroniche. E’ affascinante poi vedere le partiture, di cui abbiamo sott’occhio alcune riproduzioni, le quali ricordano nelle prescrizioni per gli esecutori, fatte di disegni astratti simiglianti ad arcipelaghi nelle carte geografiche, gli agglomerati e le esplosioni di Klaus Huber.
Ciò detto, è singolare dover precisare che il pittore Renato Meneghetti, la cui intelligenza e la cui cultura trascendono con tutta evidenza l’ordinarietà, dichiara di non conoscere la musica e di non saper suonare alcuno strumento. Il suo comporre si esplica col dire ad un esperto di fiducia qual suono egli voglia, quale timbro, che durata, che effetto. L’esperto esegue, e all’ascolto l’autore corregge, modifica, aggiunge o toglie, sino a che le sue orecchie non gli dicano che il risultato pensato è raggiunto. In fondo, Irving Berlin non era molto distante da siffatta procedura quando suonava al piano con un solo dito le proprie canzoni, e un esercito di professori armonizzavano ed orchestravano. Mozart e Delius dettarono le loro ultime musiche, se pur specificando le note e gli accordi. Porter e Gershwin noleggiavano un’orchestra per controllare con l’udito quel che mettevano su carta. Ciò che conta è il risultato, e in questo senso ben venga una personalità dotata che compone senza saper scrivere la musica, a preferenza di molti che absit injuria, sanno scrivere ma non compongono alcunchè che meriti d’esser stato creato.Renato Meneghetti: dopo “Divergenze parallele”, “Insania” di Sergio Stancanelli
Tratto da “Verona Arte” n. 39, settembre 2001
Fonosinestesie per Computer, Sax, Pianoforte, Percussioni e Voce
Recitante
Elaborazioni IBM: C.S.C. Centro ricerca Sonologica Computazionale,
Università di Padova
“INSANIA.
Fagocitazione per computer e sax.” “DIVERGENZE
PARALLELE” “DIVERGENZE PARALLELE” "DIVERGENZE
PARALLELE. Dialoghi in Musica" |
"L'ANIMA
DELLA FORESTA" "CONCERTO
PER 5 VOCI E IL DIAVOLO" "CONCERTO PER
5 VOCI E IL DIAVOLO" "NOBILE
IDEA" "PATAVANITAS.
Concerto per Mimo e Orchestra" "ITACA,
ITACA" "ODISSEA NELLO
SPAZIO 2012" |
“PICTURES AT
AN EXIBITION” "PARTITA AL BUIO" "VIDEOPOLIS" "IN - OUT" "ORGANICO" "SCILLA
e CARIDDI" |
PARTECIPAZIONI A EVENTI MUSICALI
1984 - 2nd International New Computer Music. Boston. Aprile. 1984 - Festival di Computer Music. Bourges (Francia). Maggio. 1984 - “Numero
e suono” International computer music conference. |
1995 - “La
musica contaminata”. XII Traiettorie Sonore. 1996 - Festival di Computer Music. Bourges (Francia). Maggio. |
sul set di PATAVANITAS
PATAVANITAS
Premio LA FENICE D’ORO 1984 per il miglior pezzo teatrale.
PERFORMANCES, VIDEO e VARIA SPETTACOLARITA’Una ventina di appuntamenti con forme di sperimentazione spettacolare caratterizzate dall’impiego di tecnologie elettroniche e di materiali espressivi attinti dall’universo della comunicazione e della cultura visiva contemporanea, in altre parole dall’universo dei mass-media. Una tendenza di lavoro creativo che contraddistingue una grossa fetta di giovani artisti che preferiscono il video e il mixer alle lusinghe del pennello. Quali le tecniche espressive e quali i temi trattati: praticamente tutti. Tutti quelli che a partire dalla performance classica degli anni ’60 – ’70 hanno via via segnato gli interventi a scena aperta dell’artista che ha scelto l’azione al quadro. Dall’azione concettuale allo spettacolo metropolitano, dalla videopoesia al rito pittorico-antropologico, dalla moda come performances alla musica come spettacolo. Sono stati scelti come sedi teatrali degli spazi urbani in quanto configurandosi l’operazione nel suo complesso come una sorta di animazione estetica con un forte indice di contemporaneità metropolitana, non poteva che svolgersi all’aperto, in città ed in luoghi temporaneamente sottratti, per qualche scorcio metropolitano ai domini della Patavanitas. In tal modo e per qualche momento, è possibile percepire e vivere, degli spazi normalmente anonimi ed attraversati nella disattenzione, con uno spirito e con un’attenzione del tutto diversi. Riferimento costante in queste esperienze artistiche è il computer: ineludibile l’elettronica per le tecnologie impiegate ma anche per i tempi, i ritmi, il linguaggio stesso omologo alla cultura del computer.
I temi non sono certo entità narrative organiche ma piuttosto richiami, suggestioni, indicazioni che si rifanno al mondo contemporaneo, ai miti ed ai riti di un mondo dove il quotidiano è la TV. Nevrosi e fantasia, estraneità e ricerca ora stordita ora disperata ora euforica ora meditativa, sono i motivi conduttori di questi lavori. Ricorre il motivo della sopravvivenza, dell’essere qui ed ora, soprattutto giovani, appostati sulle frontiere estreme della convenzione e del comune buon senso.L’Assessore allo Spettacolo e Manifestazioni (Montesi Cav. Guido)
TEATRO: L’ Azione
Nella ricerca multimediale il teatro rappresenta un salto di qualità, una scelta effettuata dopo aver eseguito il proprio scarto nella mano decisiva. E’ il mezzo per far rimbombare la testa per far perdere l’orientamento: ecco lo scopo ritrovato dell’opera d’arte. MR si muove, si rallegra, si rattrista, si ammira con la chiara coscienza delle pupille aperte sempre e soltanto sopra il vuoto. E’ lui? E’ qualcun altro, qualche cosa d’altro? E’ una fantastica ibrida creatura? Non importa.
Fa tutto questo perché crede morbosamente in sé stesso e non potrebbe fare diversamente. Sua sola certezza è “sentirsi”. Questa coscienza risveglia il suo sangue ed eccita il cervello. Si sofferma e si ascolta con l’attenzione e l’intensità dello studioso che sa che la scena va mantenuta, che lo spettacolo deve continuare.
Il suo sperimentalismo, approdato alle presenti convinzioni, dimostra una propensione attuale e notevole: la totale mancanza di scopo determinato. E’ proprio questa proposizione che lo pone in una situazione di particolare interesse. In effetti il suo solo scopo è quello di colpire, di offendere, di essere invadente ed invaso al di là e sopra ogni considerazione di “ common sense”.
I concetti codificati di bello e di brutto, di gradevole e sgradevole, di qua e là, di prima e dopo, hanno perduto ogni loro causalità ed obbiettività. Egli non agisce più in ottemperanza a delle codifiche predeterminate, bensì dà libero corso al proprio istinto vitale traducendolo in linguaggio teatrale.
ASSOLO CONCERTANTE per MIMO ed ORCHESTRA
“DIVERGENZE PARALLELE”Il pezzo teatrale altro non è che la messa in scena del film “DIVERGENZE PARALLELE”.
Nel 1985 guadagna il premio FENICE D’ORO per il miglior pezzo teatral dell’anno. Per una maggior diffusione del lavoro di regista Meneghetti mette in scena il suo film “Divergenze Parallele” presentato nello stesso anno alla XL Mostra Internazionale del cinema La Biennale di Venezia. Invitato dal Comune di Padova al ciclo “PATAVANITAS performances, video e varia spettacolarità” Meneghetti chiede ed ottiene un palcoscenico di metri 80 di fronte e 60 di profondità all’Arena Romana, nell’area dei Musei Eremitani, proprio di fronte alla Cappella degli Scrovegni, sotto gli occhi di Giotto; prepara e presenta “DIVERGENZE PARALLELE ASSOLO CONCERTANTE PER MIMO ED ORCHESTRA”
Una vetrina di appuntamenti con forme di sperimentazione spettacolare caratterizzate dall’impiego di tecnologie elettroniche e di materiali espressivi attinti dall’universo della comunicazione e della cultura visiva contemporanea, in altre parole dall’universo dei mass-media. Una tendenza di lavoro creativo che contraddistingue una grossa fetta di giovani artisti che preferiscono il video e il mixer alle lusinghe del pennello. Quali le tecniche espressive e quali i temi trattati: praticamente tutti. Tutti quelli che a partire dalla performances classica degli anni ’60 – ’70 hanno via via segnato gli interventi a scena aperta dell’artista che ha scelto l’azione del quadro. Dall’azione concettuale allo spettacolo metropolitano, dalla videopoesia al rito pittorico-antropologico, dalla moda come performances alla musica come spettacolo. Sono state scelti come sede teatrale degli spazi urbani in quanto configurandosi l’operazione nel suo complesso come una sorta di animazione estetica con un forte indice di contemporaneità metropolitana, non poteva che svolgersi all’aperto, in città ed in luoghi temporaneamente sottratti, per qualche scorcio metropolitano, ai domini della Patavanitas. In tal modo e per qualche momento, è possibile percepire e vivere, degli spazi normalmente anonimi ed attraversati nella disattenzione, con uno spirito e con un’attenzione del tutto diversi. Riferimento costante in queste esperienze artistiche è il computer: ineludibile l’elettronica per le tecnologie impiegate ma anche per i tempi, i ritmi, il linguaggio stesso omologo alla cultura del computer. I temi non sono certi entità narrative organiche ma piuttosto ricami, suggestioni, indicazioni che si rifanno al mondo contemporaneo, ai miti ed ai riti di un mondo dove il quotidiano è la TV. Nevrosi e fantasia, estraneità e ricerca ora stordita ora disperata ora euforica ora meditativa, sono i motivi conduttori di questi lavori. Ricorre il motivo della sopravvivenza, dell’essere qui ed ora, soprattutto giovani, appostati sulle frontiere estreme della convenzione e del comune buon senso.L’Assessore allo Spettacolo e Manifestazioni (Montesi Cav. Guido) – 1983 – Padova
La pièce teatrale espone il dramma del protagonista, un artista che non riesce a chiarire la propria posizione nei confronti dell’arte.
Vorrebbe dedicare la sua vita soltanto alla ricerca estetica ma, suo malgrado, si trova soggiogato dal desiderio di onori, ammirazione e denaro. Se il narcisismo dell’artista è plastico ed impermeabile non può sdoppiarsi ma solo moltiplicarsi. Riti speculari, sdoppiamenti e proiezioni rimandano, in un continuo crescendo, ad una sola identità: la sua. Più tecniche, più modi e linguaggi per sfidare e celebrare contemporaneamente la tenuta del proprio sguardo e del proprio gesto. Il protagonista, ora Arcangelo ora Mephisto, si mostra, si traveste, si dipinge, si trasmette. Si cimenta in diverse forme d’arte cercando di conciliare le due anime opposte, illudendosi che possano diventare armoniosamente simbiotiche. Tutta la rappresentazione della vicenda ruota attorno a questo dramma irrisolvibile. Ma, in realtà, il protagonista “non vuole” fare una scelta: pretenderebbe di conciliare l’inconciliabile. Su questa opposizione egli costruisce il suo rapporto con l’arte e con la vita, che lo porterà inesorabilmente fino alla verifica dell’opportunità della propria autodistruzione. La rappresentazione è la biografia di Renato Meneghetti. Il suo cammino di artista e la sua vita stanno su due piani esistenziali: l’artistico e l’idealistico, il sociale e il materiale. La storia, o più esattamente, il racconto è un continuo flashback in cui l’arte e la vita vengono costantemente in contatto l’una con l’altra e producono il “carattere di Meneghetti”, le sue paure, le sue delusioni ed infine, le aspirazioni di un uomo che è, prima e soprattutto, artista e creatore. In questo modo veniamo a scoprire la natura e le forze guida che stanno sotto la creazione artistica, quale è la ragione della sua esistenza, che cosa l’arte pittorica o grafica o fotografica stanno cercando di raggiungere. Non di meno, soprattutto, abbiamo l’opportunità di giungere a conoscere, o provare a conoscere, la complessità, l’eccentricità, la disarmante personalità di Renato Meneghetti, “MR il fagocitato”, autodidatta sempre in lotta con l’altra metà di sè, quello di imprevedibile e originale artista.