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IL PUBBLICITARIO

Nel 1967 fonda a Bassano del Grappa la MR Agenzia di Pubblicità (fig.01) destinata a diventare la prima scuola di Pubblicità del Veneto. L’avvio dell’Agenzia è esaltante e le prime importanti affermazioni procurano già nel ’69 il riconoscimento della FIEG (Federazione Italiana Editori Giornali). Il numero di budget amministrati cresce rapidamente consentendo ai servizi di assumere l’organicità e la specializzazione necessaria per fornire prestazionieccellenti.

La sede di Bassano comincia a diventare un abito stretto, allora nel 1972 Meneghetti fonda a Padova la MRP Agenzia di Pubblicità destinata a diventare la scuola di Pubblicità delle Tre Venezie. E’ proprio nel ’72 che la Grunding Italia, leader del mercato dell’elettronica e dell’alta fedeltà, affida all’agenzia la realizzazione delle sue impegnative campagne sviluppate con successo.
La FEDERPRO (Federazione Professionale della Pubblicità) e la ESOMAR (European Society for Opinion and Marketing Research) accolgono la MRP quale membro di pieno diritto a conferma della maturità e competenza professionale: la MRP diventa una agenzia di pubblicità e marketing a servizio completo.
Nel 1978 fonda con Pino Toscano la P&T International e con Poniatoschi (Atavnivas) la PESO R una associazione di Agenzie di Pubblicità che prevede una Agenzia in ogni regione d’Italia e inaugura la MRm Milano, la MRB Bologna, la MRR Roma, la MRU Udine.
Il programma diventa troppo impegnativo, si arena, la PESO R si sfascia e Renato Meneghetti torna a gestire la MRP.
Meneghetti ha avuto la capacità di attorniarsi di professionisti capacissimi e preparati che come molti clienti importanti lo seguono per oltre 20 anni.

MENEGHETTI E LA PUBBLICITA’
a cura di Paolo Rizzi. 2002

Dice Renato Meneghetti: “Se è vero che la pubblicità gioca d’anticipo, nel terzo millennio l’anticipo è stato giocato dalle mie radiografie”.
Non è un semplice episodio: non è un caso, Meneghetti fin da giovane, ed ancor più nella sua maturità, ha anticipato le mode, i logo della comunicazione.
In realtà è stupefacente quel che è avvenuto in questi ultimi anni. Le radiografie di Meneghetti - opere pittoriche nate dalla lastra radiografica e quindi sviluppate in modo creativamente fantastico - hanno ispirato una serie incredibile di importanti campagne pubblicitarie. Non a caso Gillo Dorfles, lo storico dell’arte e delle “oscillazioni del gusto”, ha dichiarato: “Le radiografie di Meneghetti sono l’unico fatto nuovo intervenuto nell’arte italiana in questi ultimi vent’anni”. Un’indagine ha elencato qualche centinaio di grandi aziende internazionali che dal 1998, dopo la grande mostra di Palazzo Sarcinelli a cura di Marco Goldin, usano in qualche modo l’immagine radiografica. E prima? Prima che Meneghetti presentasse le sue radiografie pittoriche, l’immagine radiografica in pubblicità non era mai stata usata, ritengo anche perchè considerata poco accattivante o addirittura impressionante.
Non c’è una spiegazione, appunto: Meneghetti con le trasformazioni pittoriche ha ispirato i creativi, gli art director, i visualizer e gli strateghi del marketing.
Bisogna tornare indietro: tornare cioè alla sua attività di pubblicitario, da lui perseguita, dal 1969, parallelamente alla pittura, fino al 1999.
E’ nata in lui prima la pittura e con essa tutto un multiforme coacervo di attività artistiche, dal cinema alla scultura, dalla musica al teatro, all’architettura, alla fotografia, che lo hanno fatto definire “artista multimediale”, tipico del nostro tempo così nomade e prensile.
Nel 1968 decise di fondare uno studio grafico, lo Studio MR in Bassano del Grappa. I suoi primi clienti furono le ditte del comprensorio: Nardini, Balestra, Gasparotto, Madras ecc.
La pubblicità, per lui abituato alle sperimentazioni artistiche, diventa una sfida. Poco dopo eccolo presentarsi alla Grundig, la famosa multinazionale dei televisori. Il presidente ing. Max Schindele lo provoca con la classica frase: “Fammi vedere cosa sai fare”. Nel giro di pochi giorni crea ben 380 proposte di campagna pubblicitaria, dopo alcuni giorni viene assegnato a Meneghetti il budget pubblicitario della Grundig, enorme per l’epoca.
E’ soltanto l’inizio di un successo che, via via, diventerà clamoroso. Meneghetti trasferisce lo studio a Padova e lo trasforma in agenzia di pubblicità a servizio completo, la MRP. Siamo nel 1972. Oltre alla Grundig, piovono le assegnazioni dei budget di: Carrel, Liberti, Lamborghini, Luxottica, Benetton Racing Team, American Express, Minerva, Costa Smeralda, Aprilia e successivamente Philco, CGE, Imperial ecc.
L’agenzia si sviluppa ed arriva ad occupare i tre piani di un palazzo in Corso del Popolo a Padova (e i dipendenti salgono a 36, cifra eccezionale per l’epoca, 1978). Ma Meneghetti non dimentica di essere artista: in quel periodo è attivissimo sia nel campo della pittura che in quello del cinema (Biennale Cinema Venezia 1983), del teatro – Premio “Fenice d’Oro” per il miglior pezzo teatrale dell’anno, 1984 - della fotografia e persino della musica (Biennale Musica Venezia 1982).
La MRP diventa una delle maggiori agenzie pubblicitarie italiane. La creatività di Meneghetti diventa proverbiale, supera l’esame TPP (tecnico pubblicitario professionista).

Sotto la guida di Meneghetti l’agenzia si dota di un reparto di design che progetta (per fare qualche altro esempio) il maquillage dei famosi Ghibli Gara e Demez Gara della Garmont e decine di collezioni di gioielli per la Uno A Erre Gori e Zucchi, per Balestra, la bottiglia dell’amaro Jörghe; inoltre il tavolo dei giochi e la maîtresse per la DDD Design ecc.. Come grafico realizza tra gli altri i marchi Rally Costa Smeralda, Aprilia, Istituti Filippin, Manfrotto, Carrel, Vimar, ecc. Con Pino Toscano della P&T e Stanislao Poniatoschi, presidente della Ata Univas: fonda la PESO R, un’agenzia pubblicitaria per ogni regione d’Italia, nascono le varie MRP: MRP Padova, MRB Bologna, MRR Roma, MRU Udine ecc..
La capacità creativa s’è sempre accoppiata, in Meneghetti, con una sottile ironia, che fa da sfondo a non poche campagne pubblicitarie e che dà loro un quid indefinibile ed accattivante.
Del resto, che cosa unisce arte e pubblicità se non la capacità di comunicare? Ecco che, parallelamente alle pitture e in particolare alle radiografie pittoriche, Meneghetti diventa giornalista ed editore e lancia tutta una serie di riviste a contenuto pubblicitario.
Meneghetti, come s’è detto, dal 1999 non si occupa più dell’Agenzia. Della MRP resta la creatività di decine di campagne importanti e ben trentasei agenzie aperte dai suoi allievi: una vera e propria scuola la MRP della quale Meneghetti fu il maestro.
Il risultato è quello cui s’è accennato all’inizio. Meneghetti ha messo a frutto, nel campo dell’arte e della pubblicità, tutta la sua inesauribile creatività, il suo gusto, il suo estro fantasmagorico, la sua persin diabolica abilità manageriale. E’ diventato, nel giro di pochi anni, uno degli artisti di maggior successo non solo in Italia e in Europa.

E’ diventato un capo scuola. L’ ”aura viandante” lo culla come una sottile carezza. Si sa: molti grandi artisti (e citiamo per tutti Andy Warhol) si sono imposti utilizzando anche la loro esperienza nel campo della comunicazione. La pubblicità per Meneghetti è stata il portone d’ingresso: lì in fondo ci sono le sue famose radiografie pittoriche. E’ una nuova giovinezza. Ed è sintomatico come la pubblicità oggi si sia avidamente impossessata proprio della creazione artistica. Il caposcuola. in fondo, resta lui.
Nasce così il ciclo di opere “APPROPRIAZIONI DEBITE”.

Paolo Rizzi. 2002
tratto da: "il Gazzettino" pagina cultura

 


L’ “AURA VIANDANTE”
di Renato Meneghetti

Un caposcuola? Le radiografie di vent’anni fa oggi sono diventate una moda del costume estetico. L’artista ha anticipato un tema che dal 1979 s’è irradiato in modo esplosivo nel mondo. Una sorta di preveggenza in quello che è diventato “un esercizio collettivo sopra la vita e la morte”

per appronfondire vedi:
Analisi STORICO-CRITICA di Paolo Rizzi

 

 

AURA VIANDANTE
a cura di Renato Meneghetti

C’è un solo fatto che nel mio lavoro ancora mi sorprende e mi preoccupa: mi è capitato spesso in gioventù e mi ricapita ora in maturità, di anticipare le “mode”, i logos della comunicazione.
Mi sorprendo ancora sfogliando le riviste, accendendo la televisione, andando al cinema e per le strade nel vedere le radiografie, quelle che ho indagato nel 1978 usate, venti anni dopo, per la comunicazione di massa sia essa sotto forma di pubblicità, redazionali o di video musicali o sequenze di film. Mi riempie di orgoglio e di timore che la Kellogg’s usi la radiografia del bacino per dire che il prodotto fa bene alle ossa (1997); che la Helly Hansen, produttrice di abbigliamento tecnico, presenti nella sua pagina pubblicitaria una radiografia di una mano (1997). Che la mano che porge il bastoncino Findus sia una radiografia (1998); che l’abbigliamento sportivo della Energie (1998) usi una tibia o un cranio frontale con collana per dire che i prodotti sono sicuri; che l’Adidas nel nuovo catalogo (1999) usi in copertina la radiografia di un piede; che la Thecnocolla produttrice di collanti usi un cranio quale simbolo del “padrone di casa” (1999); ancora il cranio per rappresentare la Wax, produttrice di articoli sportivi; che la Colgate, produttrice di dentifrici, usi la radiografia, usi una radiografia per comunicare la validità del prodotto (1999); che la Audi presenti la trasparenza commerciale usando una radiografia di una chiave, di una penna ecc; (1999); che la Smart, per sottolineare la resistenza della macchina usi nello spot pubblicitario come ultima immagine la radiografia della macchina e del piede del dinosauro (2000). Che la Philips comunichi che il televisore “combi” nasconde un videoregistratore e lo sveli con una radiografia (1999); che Romeo Gigli, noto stilista, esibisca una radiografia per attirare l’attenzione sulla pagina (1997); che vengano prodotte tavole da surf decorate con l’immagine rassicurante di una colonna con cranio (Workshop 1998); che dei gruppi musicali quali Roni Size (1997) Blu Vertigo (1997) Sgrang (1998) 99 Pose (1998) Modaski (1998) nel loro video mostrino il corpo senza epitelio e gli oggetti senza carrozzeria; che pittori, Steve Miller (1998) vincano concorsi per la coppa del mondo di calcio, con la radiografia di un piede con pallone e che altri artisti presentino opere sempre di ispirazione radiografica ad esempio: Katharina Sieverding (1992), Daniele Galliano (1997), David Stewart (1997), Peter Dazeley (1997), Richard Shock (1997), Nick Vaccaro (1997), Dorothy Young Riess (1997), David Job (1998), Robert Gligorov (1996-1998), Thomas Hager (1999) ecc. Nel 1998, John Rickmond, per ben due stagioni, invita gli addetti ai lavori alla presentazione delle collezioni di Milano con lastre radiografiche contenute in una busta da radiologia di ospedale, la stessa che avevo usato per l’invito ad una mostra personale a Conegliano nel 1997. Max, nel gennaio 1998 presenta “Lui e Lei” a radiografia intera e i Blu Vertigo ci riprovano nello stesso anno con un CD che riporta le radiografie di un apparecchio radio e di un arto artificiale. La Gospirit nel 1998 presenta la radiografia di una giacca sportiva con cuore sottostante “Per uomini di spirito, per donne di cuore”. Era già successo che “Le fagocitatrici” nel 1968 venissero riprese nel 1976 per presentare una linea di maglieria Miss Virgine o per dare il “Benvenuto in questo abito” da parte della San Remo (1980) o per “Sciare con la testa è importante quasi come vestirsi Marilena” (1980) o per presentare a Venezia i seminari di studio “Venezia 1980 Musica e Film” da parte dell’Assessorato alla Cultura, che nel 1997 la Philips Morris per presentare una mostra al Castello di Rivoli (TO) usi come manifesto “Multiple Identity”, così vicina ad una mia performance del 1982 contenuta nel film “Divergenze Parallele” proiettato alla Biennale Cinema di Venezia 1983 ed era già successo che il fotolibro “Insania” del 1981 (Biennale Musica di Venezia 1982) ispirasse da allora a tutt’oggi le proiezioni su corpo umano: pagina pubblicitaria Louis Vuiton (1996); Ellen Carey (1996); Patricia Mc Donough (1999); Thomas Hager (1999) ecc. Nel 1982, nel mio “Concerto per manichini e computer” gli automi sono cristallizzati nel gesto di suonare: nel 1998 la Levi’s cristallizza gli automi in un manifesto 6x3. Sergio Mazzoli nel 1997, vince un premio di design con delle lastre di travertino prese da scarti di piani di sega e stuccati con colori vari: esattamente “I tavoli” del 1972. Idem per “Maitresse” (1975) ripresa dalla Kartel (1995); Mario Botta disegna nel 1987 una caraffa per Cleto Munari, molto vicina al “Coordinato Lucky” (1971). Alla X Documenta a Kassel, Peter Kogler presenta “Sighs Trapped by Liars 1-192- Art & Language” (1996-1997) proprio come ho disegnato “Il tavolo dei Giochi” nel 1974. All’aeroporto di Malta ci sono dei pannelli che ricordano in modo impressionante la mia produzione di plastiche termoformate. E chissà quanto altro di cui non sono a conoscenza.
Tutto ciò mi sorprende e mi atterrisce perché in questo esercizio sopra la morte e la vita, nell’arte la sofferenza è una sorta di preveggenza. Le idee, come le fagocitatrici, sono viandanti: una sorta di aura che prende la via dello spazio e arriva….

Renato Meneghetti