AGRIGENTO ARTE 2009
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La nostra Amministrazione vede, in Agrigento Arte, un fatto culturale dirompente che richiede rapporti adeguati, in quanta tra le altre cose, convoglia un pubblico colto, che poi, a preferenza rispetto al pubblico di altre mostre, porta il messaggio delle bellezze artistiche, paesaggistiche, culinarie, di tutto questa porzione di Sicilia che è tanta meritevole quanto bisognosa di nuove proposte, per approfondirne la conoscenza. Giunta oramai alla sua V Edizione, Agrigento Arie, grazie alla costanza e tenacia del suo organizzatore, Nello Basili, si propone come vera opportunità in espansione che guarda ad un nuova policentrismo, con l'idea di investire in altre realtà regionali, ma senza sbiadire la propria centralità storica specifica, nel solo intento di fornire servizi aggiuntivi che possano sommare valore a valore, in un modo nuovo di intendere l'organizzazione delle mostre. L'arte del resto è un valore identitarie, un importante momento della Fondazione della leggenda comune che, nella realtà agrigentina (e italiana) è un fattore ineliminabile del nostro vivere quotidiano, l'accumularsi di opere d'arte, antiche e moderne, negli uffici, nei teatri, nelle chiese, nelle piazze è molta importante anche per dare un senso più alto alla cittadinanza, allhppartenenza, alla spirito propulsivo dell'economia e della cultura. Settimio Biondi - Assessore Comunale alla Cultura Una mostra come Agrigento Arte, si caratterizza per una visione articolata che mette insieme mercato e cultura, innalzando il tono e la qualità delle proposte per presentarsi all’evoluzione del sofisticato collezionismo siciliano che è un attenta selezionatore che sa tare scelte, non ultima quella di promuovere sistematicamente Agrigento Arte, facendo si che restasse l'unica fiera di Arte Contemporanea in Sicilia, soppiantando di tatto altre realtà della nostra regione. ln tal senso, Agrigento, propone uria tipologia di esposizione nuovo e dinamica, con lo scambio di proposte di artisti e gallerie, oltre che di importanti editori d'arte. Nello Basili - Direttore Artistico del Centro Studi Erato Ma cos'è questa crisi - Francesco Gallo Mazzeoù l pessimisti vedono, sempre, il bicchiere mezzo vuoto e non fanno altro che immaginare catastrofi, per lare da contrappeso agli ottimisti, che vedono, il bicchiere mezzo piena e non fanno altro che immaginare traguardi. ln tempi ordinari, infatti, la bilancia è equilibrata dagli uni e dagli altri che si affannano a trovare adepti; in genere ottimisti sono I politici e pessimisti gli economisti, quasi ad assegnare dei ruoli rituali e la gente segue il proprio naso, prendendo, cum granosalis, un po’di qua, un po’ di la e andando avanti. Questo però non ha mai corrisposto ad una diminuzione delle quotazioni, che sono rimaste stazionarie, facendo concentrare gli acquisti nel segmento media e alto, penalizzando gli emergenti e i giovani, che non sono cresciuti, non ritenuti beni rilugio. La gente ha preferito non comprare e non vendere, piuttosto che vedersi deprezzare il proprio quadro o la propria scultura, contribuendo a preservare il mercato dell'arte nella sua tenuta sistematica, facendo sparire tanti dilettanti e tanti deboli, con un'opera di pulizia che fa bene allo specifico dell’arte e al mercato generale. llltalia, in generale ha tenuta bene, per la sua salda struttura sociale e per la scarsa rilevanza delle presenze speculative che in altri paesi hanno visto dismissioni e svendite, che hanno tatto il paio con i fallimenti bancari, assicurativi, aziendali. Lo scarsa indebitamento delle famiglie, la diffusa proprietà immobiliare, il gusto per le cose belle e per l’ arredo delle case, ha fatto il resto, il quadro, la scultura, sono stati tenuti come beni cari, ineliminabili, da fare transitare oltre la crisi. Ora, le cose stanno cambiando, la discesa degli indicatori non solo si è rallentata, ma in molti settori, sta segnando dei provvidenziali più, can l'Ocse che da |’|talia insieme alla Francia, in testa alla ripresa, con buona pace di cassandre e gufi, a cui l'Italia piace debole, malata, strana, per potersi proporre come medici e guaritori. Io, da studioso della fenomenologia delle arti contemporanee, attento ai dati sistematici e alle questioni di mercato, unisco il mio ottimismo al pensiero degli ottimisti e dico dai! Un'incitazione che è, innanzitutto, a me stesso, che non pronuncio mai la parola stanchezza e mi faccio guidare dell'intelligenza (che qualche volta può essere pessimista) e dalla volonta (che nari lo deve essere mai), tenendo presente che crisi vuol dire pericalo, ma anche opportunità. La prima da scansare, la seconda da cogliere. |