Rompere teste. Arte, mondanitA', indifferenza Sono giorni di grande fervore mondano per l’arte a Roma, tra apertura del Maxxi e la festa al Macro. Sono al vernissage della fiera Road to Contemporary Art, e il cortile dietro il primo padiglione del Macro, tra il muro e i paletti dello spazio ristoro, è ricoperto di teste di ceramica bianca. Sono posate per terra, erette, salvo poche rovesciate o cadute, reclinate. Un camposanto, penso. L’istinto è di circumnavigarle, e mi siedo a un tavolo dello spazio ristoro a fianco dell’opera en plein air ad aspettare un amico. E’ un buon punto per contemplare il passaggio dei visitatori. Il loro flusso è ancora contenuto, e risalta così la goffaggine di qualcuno che attraversa l’opera per sbaglio, e imbarazzato cammina come sulle uova cercando di non urtare e ferire le bianche teste. Le guardo meglio: sono di tre tipi, dalla maturità all’infanzia (quest’ultime un po’ più piccole); i loro volti hanno gli occhi chiusi, in un’espressione contemplativa che ne aumenta l’inermità. Quasi al centro della distesa di teste c’è una striscia sottile di cocci, e il rumore di ceramica tritata mi fa alzare la testa: una coppia di incaute signore ci cammina su. Mi metto così ad osservare i gesti e le andature della gente convenuta a questo vernissage: esitanti, rispettosi, saputi, indifferenti, curiosi, distratti, irriverenti, mondani, presuntuosi, attoniti, ignari - il campionario è vasto. L’ex ministro ai Beni Culturali Rutelli, con consorte, evita le teste passando ai bordi, senza però degnarle di uno sguardo, tranne quello che ti permette di non calpestarle. Aumentano però quelli che, noncuranti, attraversano il campo minato calpestando il rivolo di cocci. Alcuni urtano le teste, che si rovesciano. Qualcuna si infrange, e il rumore è come una ferita. Ma non si voltano. Finché un giovane vestito da fighetto si lancia tra le teste come in una gimkana. Ne rompe tre o quattro prima di tornare indietro, e ride con gli amici. Passano i minuti e i visitatori, e io resto spettatore esterrefatto di un crescendo perturbante di gratuita aggressività. |
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E’ come un documentario sull’approccio e l’interazione all’arte e ai musei: chi sono i visitatori, che cosa vedono quando guardano un’opera? |
a cura di Beppe Sebaste