Tesa 99 - Arsenale Novissimo - Venezia
facciata e interno
4 Giugno - 27 Novembre 2011
(ingresso anche dallo Spazio Thetis)
“La radiografia quale mezzo
di trasmutazione e sublimazione della materia, ma anche immagine di una
tragica dissoluzione. La polarità tra sublimazione e dissoluzione
trova un suo punto di equilibrio anche in un altro elemento dell’intervento
di Meneghetti, in un insieme spaziale e architettonico: lo storico contenitore
del Padiglione Italia all’Arsenale Novissimo.
L’installazione oltre a trovare eco in questo far riflettere sui
luoghi attraversati, pieni di memorie ed esperienze mutanti, costituisce
un’ulteriore metafora dell’arte come continua forza attiva,
un passo verso le possibili costellazioni del conoscere se stessi, di conoscere
il proprio corpo.
Le grandi lastre di Renato Meneghetti formano un’opera corale, imponente
e drammatica, concepita per esprimere in un’estrema tensione
espressiva una visione poetica frammentata, sincopata e transitoria attaverso
la sovrapposizione di lastre x-ray ai dipinti, che ne costituiscono il
pensiero portante. Le infinite possibili combinazioni costringono lo sguardo
a un incessante movimento per cogliere quell’inesauribile energia.
Una stratificazione spettacolare e straordinaria che l’artista crea
trasparenza su trasparenza. Le immagini si intrecciano le une con le altre
a strutturare insiemi sempre diversi. I piani pittorici delle grandi tele
e le lastre si sovrappongono l’uno all’altra, occultandosi
ed esaltandosi, si crea una profondità infinita ed aleatoria, una
materializzazione della forza pittorica del proprio mondo interiore.
Pittura fotografia trasparenze ininterrottamente mutevoli restituiscono
in una drammatica tensione residui arcaici, immagini infrante, sedimenti
profondi, echi infiniti, rimandi visivi.
Andrea Mantegna "Lamento sul Cristo Morto" 1475-1478, tempera su tela, cm 68 x 81 Milano, Pinacoteca di Brera |
Renato Meneghetti indagine x-ray su "Il Cristo Morto" del Mantegna 2011, alcool su tela, cm 68 x 81 Venezia, Padiglione Italia - Tesa 99 - Arsenale Novissimo |
vista d'insieme installazione interno Tesa 99
Eghenetai!
Buio, non “ombra”. Luce.
[...] L’opera viene concepita per costruire l’arte come evento
catartico. Il più alto e il più necessario attraverso un
processo redentivo ”ab imis”, fino nel “fondo”,
giù, dal buio. In quest’opera, si può guardare
negli “abissi” dell’artista e, specificatamente nell’uso
delle “radiografie” – un’artista che, perdendosi
nell’uomo, rivendica la “pietas” divina. Partendo dalla
Pittura – Pittura il pensiero e la tecnologia affidano esperienze
ed espressioni non più allo stretto perimetro delle immagini, ma
anche a prontuari simbolici straordinariamente ricchi e semantici. Il distacco
dalla pittura si fa uno “strappo”, lacerante e doloroso, “il
dramma dell’epoca moderna” come lo definì Paolo VI.
L’ “abisso” nel male dell’uomo, la “scheletrica” verità (le
radiografie), l’ “inquinamento” tra luce e tenebra,
non si risolvono con le formule estetiche tradizionali in quest’opera,
prima di tutto per una “nuova” autonomia artistica, che appartiene
alla fenomenologia dell’arte e non a quell’impalcatura fissista
delle idee, da cui si deducevano modelli in stile “platoniano”.
Le radiografie, esprimono la forte capacità “redentiva”,
lavorando sulla “carne”, entrando, vitalmente, nell’ economia
sacramentale di Cristo. Precisazioni, queste, necessarie per caratterizzare
più semplicemente l' “animus” artistico, catartico-redentivo
che l’artista raggiunge con le radiografie. Buio, non “ombra”.
Luce.
Quando si lasciano spiragli, per intelligenza o sensibilità, la “scossa” dell’arte
contemporanea rianima con lo “splendor veri” (antica formula
scolastica dell’arte sacra attribuita ad Alberto Magno) le prevedibili
e statiche figure del “simbolismo”. In questa opera siamo
in grado, anche, di ri-ascoltare (speriamo “ricevendo”) quelle
acute sollecitazioni allo spirituale, all’oltre e, detto in modo
più o meno esplicito, al “sacro”. La totalità va
al “plenum” con un linguaggio sinestetico, che coinvolge cioè l’interezza
dell’ “esserci” dell’uomo. Tutto: corpo e anima,
la natura e i sensi. La storia e le storie. Dall’ “incarnato” del
Cristo amore-piaga, dal chiaroscuro e dalla prospettiva, alla “crudità” senza
limiti (ma tutta “materia” di Dio che muore), all’evento
fisicamente “carnale” della redenzione dove il sacro
si scioglie in “vapori” spirituali. Si perde: carne e verità.
L’uomo è espropiato, denudato, e si rivede “schematizzato” (distrutto)
in una “radiografia” – dove la figura è solo
l’impronta di una distruzione totale. Vengono in mente per uno struggente
richiamo, le impronte umane sui muri di Hiroshima dopo la bomba atomica
. Non resta altro. Un segno, qui, più angosciante del nulla. Ma
ecco che la notte è squarciata dalla luce che rappresenta il Cristo
Risorto, è una presenza viva, ma “discreta”, sensibilmente
percepita, ma non invasiva o clamorosa.
Dall’urlo natale della “natura scura” inscritto nella
carne e nelle infinite mappature del corpo, al “risus paschalis”,
cioè l’Alleluia della Luce, il nuovo “big-bang” creaturale
di Cristo, che sale e dilaga in modo incontenibile. La redenzione è,
veramente, un avvenimento cosmico,”panico”. Il “panismo” che è,
tra l’altro, il “sogno” dell’arte, da sempre.
Come nell’ ”incipit” della Bibbia, nel libro della Genesi
c’è l’espressione chiave della creazione: “fiat
lux!”, ora, l’ espressione chiave della redenzione: “eghènetai”: “ il
Verbo - si fece – carne”. E la carne – buia, ferita,
spenta – la carne scoppiò nella Luce. [...]
Don Giuseppe Billi
Curatore
Ufficiale per l’Arte contemporanea per la CEI
Indagine Xray di RENATO MENEGHETTI sull'opera del MANTEGNA e sulle opere di
Francesco Federighi, Renato Frosali, Roberto Gasperini, Stefano Stacchin
Da
cosa è nata l’idea di mettere in contatto mondi apparentemente
lontani, ma in qualche modo tra loro comunicanti?
Qual’é stata la logica di intrecciare,
le rispettive scritture?
L’idea è nata da un testo che Sgarbi aveva dedicato a Meneghetti in occasione della grande mostra in Palazzo della Ragione a Padova.
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[…] credo che l’avventura di un artista oggi sia molto difficile e sia difficile anche una volta che lui ha scelto il suo destino e la sua passione che egli riesca ad agganciare l’idea di contemporaneità perché c’è una specie di mafia dell’arte che stabilisce che quelli vanno bene e quegli altri no, quelli hanno il decoro e la dignità e quegli altri non ce l’hanno. Questa operazione è stata condotta con una violenza degna di una operazione nazista nel corso del 900, proprio epurando intere quantità di artisti, cancellandoli, lasciandoli ai margini, molti nel Veneto […] e Meneghetti è veneto. […] purtroppo un artista deve anche dimostrare di continuare a sopravvivere, di galleggiare in questo mare così pieno di velieri che vanno verso il loro destino, in una gara senza fine, una gara soprattutto perché uno senta dire: quello è un Meneghetti. Quello è un Meneghetti credo sia arrivato pur nonostante la sua insaziabile volontà di non fermarsi in una forma, in una sigla ripetuta, attraverso la scelta della sua produzione più recente che è quella della radiografia e cioè di veder dentro. In questo senso io credo che Meneghetti rimarrà nella memoria di quanti vedono questa mostra, vedendo che esso perviene a questa identificazione nella quale io credo. […]
Vittorio Sgarbi
Tratto da una conferenza per la mostra “Meneghetti sull’orlo
del III Millennio” - Padova, Palazzo della Ragione
Il progetto di Renato Meneghetti intorno al “Lamento sul corpo di
Cristo morto” del Mantegna, per la regia di Alberto Bartalini, vede
Renato Meneghetti impegnato con le x-rays non solo su opere dei Grandi
Maestri ma anche su quelle di artisti contemporanei abili ma ignorati.
Quattro artisti, indagano pittoricamente il Cristo del Mantegna, Meneghetti
sovrappone le sue trasparenze x-rays alle loro opere creando nuove suggestioni.
Presenta poi il suo intervento ai raggi x sullo stesso Mantegna:
l’opera diventa così l’anello di congiunzione tra il
ciclo Grandi Maestri e le opere degli artisti misconosciuti.
Una copia del Mantegna, nel formato
originale dell’Opera custodita a Brera, e di questo la traduzione
di Meneghetti in radiografia danno inizio al percorso alla fine del quale
la luce ci guiderà alla scoperta della “Pinacoteca” degli
artisti misconosciuti dove si incontreranno le opere dei quattro artisti
con sovrapposto l’intervento ai raggi x di Meneghetti, quindi le
opere finali nell’interpretazione del maestro. Il visitatore si troverà dinnanzi
una serie di opere enfatizzate dall’intervento radiografico che ha
stravolto le opere di partenza, che restano però visibili perché realizzato
trasparenza su trasparenza su lastre di plexiglass sovrapposte ai dipinti,
dando così vita a opere completamente nuove ma che rispettano le
opere originarie dei quattro artisti: collaborazione quindi non sopraffazione,
non annullamento ma enfatizzazione. Una sorta di valorizzazione risarcitoria
agli artisti compiuta dall’arte stessa: l’artista si riprende
il controllo sul giudizio, la promozione e la valorizzazione di altri artisti.
Una sorta di mecenatismo e filantropia verso una moltitudine di artisti
dimenticati.
ph. Surojit De Domenico
Meneghetti oltre che nella tesa 99 all’Arsenale Novissimo, sempre a Venezia espone al centro Thetis, una sua scultura, “Dachau 7 a.m.” e a Palazzo Zenobio (Collegio degli Armeni) due installazioni: “Minimum sensation”, sedici grandi vetrate retro illuminate, e una serie di sculture in gres ceramico, le arcinote palme “Paralleli Vertebrali”.
Collaborazione Artistica:
EROS BATTAGLIA
RODOLFO CRISAFULLI
DENIS BORSO
FEDERICO FURLAN
Logitica:
JONEL LUPASCU
SUROJIT DE DOMENICO
GIANNONI & SANTONI